Mina e Astor Piazzolla – Balada Para Mi Muerte (1972)

7 11 2007

Siamo nell’aprile del 1972, il maestro Aldo Pagani (in seguito editore del bandoneonista) riesce a portare Piazzolla in Italia per una serie di concerti, e nell’insieme degli appuntamenti si organizza una storica apparizione in TV allo Studio 10 di Antonello Falqui ed Alberto Lupo. In quell’occasione Piazzolla si esibisce prima in una mezcla di suoi successi, poi viene raggiunto dalla grande Mina per questa Balada Para Mi Muerte (musica di Astor Piazzolla, testo di Horacio Ferrer) da brividi. Che bei tempi quelli dei varietà di qualità, in cui non si pensava solo a fare contenti gli sponsors!

Balada Para Mi Muerte Ballata Per La Mia Morte

Moriré en Buenos Aires, será de madrugada,
guardaré mansamente las cosas de vivir,
mi pequeña poesía de adioses y de balas,
mi tabaco, mi tango, mi puñado de esplín.

Me pondré por los hombros, de abrigo, toda el alba,
mi penúltimo whisky quedará sin beber,
llegará, tangamente, mi muerte enamorada,
yo estaré muerto, en punto, cuando sean las seis.

Hoy que Dios me deja de soñar,
a mi olvido iré por Santa Fe,
sé que en nuestra esquina vos ya estás
toda de tristeza, hasta los pies.

Abrazame fuerte que por dentro
me oigo muertes, viejas muertes,
agrediendo lo que amé.
Alma mía, vamos yendo,
llega el día, no llorés.

Moriré en Buenos Aires, será de madrugada,
que es la hora en que mueren los que saben morir.
Flotará en mi silencio la mufa perfumada
de aquel verso que nunca yo te supe decir.

Andaré tantas cuadras y allá en la plaza Francia,
como sombras fugadas de un cansado ballet,
repitiendo tu nombre por una calle blanca,
se me irán los recuerdos en puntitas de pie.

Moriré en Buenos Aires, será de madrugada,
guardaré mansamente las cosas de vivir,
mi pequeña poesía de adioses y de balas,
mi tabaco, mi tango, mi puñado de esplín.

Me pondré por los hombros, de abrigo, toda el alba,
mi penúltimo whisky quedará sin beber,
llegará, tangamente, mi muerte enamorada,
yo estaré muerto, en punto, cuando sean las seis,
cuando sean las seis, ¡cuando sean las seis.

Morirò a Buenos Aires, accadrà all’alba,
guarderò dolcemente le cose della vita,
la mia piccola poesia di addii e di pallottole,
il mio tabacco, il mio tango, la mia manciata di spleen*.

Mi metterò sulle spalle, come cappotto, tutta l’alba,
il mio penultimo whisky resterà non bevuto,
arriverà, tangamente, la mia morte innamorata,
io sarò morto quando saranno le sei, in punto.

Oggi che Dio smette di sognarmi,
verso il mio oblio andrò per Santa Fe**,
so che al nostro angolo già ci sei tu,
vestita di tristezza, fino ai piedi.

Abbracciami forte che dentro
sento morti, vecchie morti,
che aggrediscono ciò che ho amato.
nima mia, andiamo,
viene il giorno, non piangere.

Morirò a Buenos Aires, accadrà all’alba,
che è il tempo in cui muoiono quelli che sanno morire.
Romperà il mio silenzio l’aroma profumato
di quel verso che non ho mai saputo dirti.

Camminerò per tanti isolati e là in Plaza Francia***,
come ombre fuggite da uno stanco balletto,
ripetendo il tuo nome lungo una strada bianca,
se ne andranno i miei ricordi in punta di piedi.

Morirò a Buenos Aires, accadrà all’alba,
guarderò dolcemente le cose della vita,
la mia piccola poesia di addii e di pallottole,
il mio tabacco, il mio tango, la mia manciata di spleen*.

Mi metterò sulle spalle, come cappotto, tutta l’alba,
il mio penultimo whisky resterà non bevuto,
arriverà, tangamente, la mia morte innamorata,
io sarò morto quando saranno le sei, in punto,
quando saranno le sei, quando saranno le sei!

Note: * poemetti; ** Strada di Buenos Aires;
*** Piazza di Buenos Aires

testo tratto da Todotango, traduzione ricavata da Massimo Martino per l’Orchestra Tipica Marcucci